Il recupero di una dimora temporanea, Studio Zazzi Studio Zazzi Casa rurale
Il recupero di una dimora temporanea, Studio Zazzi Studio Zazzi Casa rurale

Il luogo era entusiasmante: un balcone prativo sopra la Valle dei Forni, di fronte alla nord del Tresero. Lo stato di fatto assai fatiscente, e pressoché inutilizzabile. Non l’antico autentico da restaurare, ma il vecchio fienile da risanare coerentemente ai materiali originari. Alla base una scelta di fondo: mantenere il legno al naturale, senza trattamenti con lavorazioni tradizionali; utilizzare la pietra a secco, senza ausilio di malta, e rigorosamente del luogo, come l’esistente.

Il primo lavoro derivava dalla necessità di abbassamento dell’ex stalla: un intervento che comportava la sottomurazione delle pareti perimetrali per 40-50 centimetri, al fine di raggiungere l’altezza utile al livello inferiore di 1,90-2,00 metri. Si è proceduto per tratti brevi, inferiori ad un metro, con pietre più grandi integrate da scaglie per tutto il perimetro della dimora; così il paramento, interamente a secco e coerente nella lavorazione della muratura appare ben omogeneo.

Il solaio ligneo dividente i due livelli era composto da elementi accostati di sezione variabile tra 10 e 12 cm, sostenuti da due travi correnti trasversalmente, poggianti sulla muratura. Alcuni tra questi elementi erano compromessi dalle infiltrazioni d’acqua provenienti dal tetto ammalorato, e sono stati sostituiti con altri analoghi, ripristinando l’impalcato sia staticamente che nel materiale costruttivo.

Date le ridotte dimensioni planimetriche del piccolo edificio il collegamento interno tra i due livelli doveva essere comunque contenuto: antichi legni di abete, sembravano idonei allo scopo ed in uno spazio di soli due metri quadrati è stato possibile mettere in comunicazione i due piani.

La sovrastante struttura a travi incastrate (“carden”) è stata consolidata intervenendo sul paramento interno con legni supplementari messi in opera verticalmente, nell’intercapedine che si è creato tra la parete a block-bau ed il rivestimento interno in cirmolo.

La camera è un nido d’alta quota con vista sul Sobretta, il Cevedale, il Tresero, il Palon de la Mare.

L’adiacente disimpegno, dove sbarca anche la scala, si apre sull’ambiente esterno attraverso il portone originario del fienile; la sua conservazione era doverosa, ed anche fondamentale dal punto di vista compositivo ed è quindi stato restaurato.

Per fare entrare la luce dal lato nord è stata introdotta una parete scorrevole in legno e vetro, che ricalca esattamente le dimensioni del portone.

Il tetto era l’elemento più stridente della struttura al momento del recupero : gli originari elementi lignei di sostegno e la copertura in scandole sono stati rimossi in anni recenti e si imponeva una loro riqualificazione. Così è stata reintrodotta un’orditura di tipo tradizionale, con aggetto ridotto delle gronde e nuove canali in legno lavorate a mano; le lastre in lamiera ondulata sono state sostituite con tavolette di larice, preventivamente stagionate.

Unica fonte di riscaldamento la stufa in ghisa del piano seminterrato, sistemata in un angolo dell’ambiente a giorno: nei dintorni, con boschi da tempo abbandonati dall’uomo, non manca certo la materia prima, per alimentare il fuoco, che può diffondere il suo calore anche alle parti rialzate della baita.

Il piccolo volume continua così a convivere discretamente con lo splendido scenario naturale in cui è stato costruito nell’Ottocento.

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