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MUSEO E CENTRO DI RICERCA ARCHEOLOGICO DE LA BRECHE ET DE LA NOYE, n!studio n!studio
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MUSEO E CENTRO DI RICERCA ARCHEOLOGICO DE LA BRECHE ET DE LA NOYE, n!studio n!studio

PROGETTO: n!studio SUSANNA FERRINI, ANTONELLO STELLA CON DAVID SERERO | TEAM: MARCO BIUZZI, SIMONE BOVE, STEFANO BATTAGLIA, MARIANGELA CORSI, TIZIANA MONTI, CARLO PICIOCCO, PAOLO ROSSI, GIULIA SCAGLIETTA, ANGELO VENTURI, TERESA ZANARIA | CONSULENZE: CAROLINA DE CAMILLIS RICCARDO FIBBI (LIGHTING DESIGN) | INGEGNERIA: BETOM, 3TI PROGETTI ITALIA| COMMITTENTE: COMMUNAUTE DES COMMUNES DES VALLEES DE LA BRECHE ET DE LA NOYE | ANNO: 2006-2007 | MODELLO: MARCO GALOFARO | FOTO: FILIPPO VINARDI | PREMI: PROGETTO VINCITORE

La Regione della Picardia, a nord di Parigi, è ben nota per essere estremamente ricca di testimonianze di grandi insediamenti gallo-romani. Questa condizione ha favorito la creazione di una rete di piccoli musei localizzati sul territorio in collegamento diretto con i siti archeologici. Il sito gallo-romano di Vendeuil-Caply è tra le più emblematiche testimonianze di una città antica, con il suo anfiteatro di 81 metri di diametro che poteva ospitare fino a 4.000 spettatori.

Secondo l'idea del museo legato al contesto, in nuovo edificio è situato vicino all’anfiteatro gallo-romano, come il punto finale della passerella di visita attraverso gli scavi.

Il museo ha il duplice obiettivo di accoglienza dei flussi turistici da un lato e di supporto logistico agli archeologi dall’altro, per agevolare i lavori di restauro e pulitura dei reperti e per conservare al coperto i pezzi più delicati e deperibili, tutto senza alterare l'immagine del paesaggio circostante. Il progetto si inscrive nello spessore del suolo, diventando quasi invisibile dal teatro gallo-romano, ed è pensato come l’estensione del paesaggio, un’inserzione nella catena delle valli e depressioni che la topografia della Picardie disegna in questo orizzonte. Il museo è un segno scavato  nel suolo, un edificio non definito dalla sua presenza o dalla sua materialità ma al contrario dalla sua assenza ed è attraverso un gioco di scavi e aperture che il museo tenta, come il sito archeologico che lo circonda, di svelare l’invisibile. Il museo si lascia scoprire dai visitatori attraverso il movimento, percorrendo una rampa in acciaio cor-ten dal livello di accesso della strada verso la porta d’ingresso del museo nella parte inferiore. Questa rampa, posizionata lungo l’asse del futuro cammino che condurrà al teatro, fa quasi scivolare lentamente i visitatori nello spessore del terreno, rendendo manifesti i diversi strati del suolo, passando dal suolo naturale, il paesaggio attuale, al suolo artificiale, quello del museo, fino agli strati archeologici che affondano più in basso. Nello stesso tempo il museo è anche un sollevarsi dal suolo che permette di aprire una tasca nel paesaggio per permettere l’ingresso e la diffusione della luce al suo interno. Lungo la rampa d’accesso, la sola facciata del museo è una lama in acciaio cor-ten che integra nel suo spessore la rampa, un muro di contenimento e la galleria espositiva del museo. L’acciaio cor-ten è un acciaio la cui caratteristica è quella di generare uno strato di ossidazione che protegge l’acciaio dall’umidità dell’aria e dalla sua corrosione. Di colore ramato, questo materiale quasi organico cambia colorazione e patina nel corso del tempo.

Crediti: foto di Filippo Vinardi
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