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Le case blu a Tremilia. Siracusa, Vincenzo Latina Architetti Vincenzo Latina Architetti
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Le case blu a Tremilia. Siracusa, Vincenzo Latina Architetti Vincenzo Latina Architetti

L’opera dell’architetto deve travalicare  le fuggevoli mode del momento e le occorrenze funzionali e tecnologiche-ambientali tanto care alla contemporaneità.  Gli edifici, sono opere astratte dell’intelligenza dell’uomo che appartengono  alla sfera del tempo, indipendentemente dal loro uso.  

Tra le varie declinazioni del tempo,  quelle che rendono inesauribile l’opera d’architettura sono:  il tempo musicale, relativo al mondo della misura e dei rapporti armonici degli edifici, e  il tempo fenomenologico,  in cui l’architettura muta al mutare delle condizioni ambientali, astronomiche e meteorologiche. L’opera di architettura, nell’eterno “gioco” tra la luce e le ombre, diviene misura dell’eterno variare. In questa dimensione tutto  si ripete nel fluire del variare degli eventi. Nelle  case blu sono stati approntati dei dispositivi che,  nonostante lo scarno programma funzionale, cercano di esaltare  la forma del tempo.    

Il progetto le case blu,  attraverso l’ausilio del colore ha cercato di  rappresentare la scomposizione e la dissolvenza  della massa degli edifici “immersi”   nel  magico càngiare  della volta celeste. 

Le case blu sono  ubicate   in un comparto urbano  di recente   espansione di edilizia residenziale, denominato Tremilia.  Tale area   situata  a nord di Siracusa, a ridosso delle Mura Dionigiane e del Castello di Eurialo (nella  frazione di Belvedere),  è caratterizzata da svariate lottizzazioni,  connotate dalla  imperante banalizzazione  tipica  delle  “villettopoli” contemporanee.   Di recente si è assistito alla proliferazione di villette isolate, tutte uguali,  su  due piani,  tetto inclinato,  manto in coppi,  infissi in legno  e suadenti  intonaci color pastello.   

A differenza delle  isolate “villette”, le case blu  sono  disposte  in sequenza,  tramite una successione di edifici  uniti fisicamente dalla copertura e da un sistema di androni e verande localizzate al primo piano delle unità abitative; tale  composizione  imposta dei particolari  coni visivi, che strutturano viste  inquadrando il paesaggio circostante e organizzando dei peculiari “quadri prospettici” che interrompono la consistente  massa dell’edificato. 

Il progetto è costituito  da due recenti  interventi  residenziali: “a valle” (dieci alloggi) e “a monte” (un residence di otto minialloggi)  insediati su un terreno fortemente inclinato  con orientamento sud-nord. I due interventi  sono fisicamente  separati da un costone roccioso sul quale si attesta  una preesistente villa isolata. 

Il progetto ha cercato di conseguire una  configurazione unitaria dei due separati interventi attraverso  pochi ed essenziali elementi compositivi; i  principali sono:  la compatta massa degli edifici,  equilibrata da ampi portali che ne modulano i volumi;  la continuità della copertura che conferisce un carattere unitario all’intervento;  le verande e le logge che connettono e legano i singoli alloggi; le campiture e i rivestimenti degli edifici.     La copertura  dell’edificio “a valle”,  adattandosi  alla pendenza al suolo  sembra  distendersi del terreno.  Simile alla colonna vertebrale di un di un fossile, struttura la disposizione degli alloggi  e li lega ad un unico sistema.  

Gli edifici sono caratterizzati da un rivestimento  “a guscio”    che sintetizza la complessiva orografia del terreno. Per cui, “a valle”, è   possibile  percepire  una visione  d'insieme dell’intervento  dei prospetti; invece “a monte” la copertura  ne diventa l'elemento caratterizzante. La  copertura delle residenze diventa così  il prolungamento dei prospetti laterali e ne definisce la “quinta faccia”.  La gradazione delle  tonalità cromatiche dei fronti,  delle logge e delle  verande,  contribuiscono alla ulteriore  scomposizione  della massa dell'edificio. La scelta cromatica  dell’intervento è stata suggerita dalle suggestioni suscitate dalla loggia del Villino Tipo A ad Ostia di  Adalberto Libera.  Il  soffitto blu  interno alla loggia, incastonato nella  rigorosa e razionale composizione  dell’edificio, in  particolari condizioni di luce della volta celeste sembra dissolversi. Sembra smaterializzarsi e  conquistare  finalmente il cielo.  

Le emozioni della villa di Libera  mi hanno evocato, alcune frasi di  una delle  più belle ed  amate  canzoni italiane nel mondo “Nel blu dipinto di blu”.

Note tecniche 

Gli Alloggi   I 10 alloggi che costituiscono il complesso residenziale  sono  uniti fisicamente dalla copertura e da un sistema di verande localizzate al primo piano; tale  composizione  determina dei peculiari “quadri prospettici”.  A valle,   lungo la direttrice sud-nord, si individuano complessivamente tre  coppie di alloggi duplex  similari per disposizione e distribuzione interna. A monte di tale  sistema,  gli edifici disposti ad arco,  scaturiscono dalle caratteristiche topografiche del sito, il quale è caratterizzato da un vasto affioramento di roccia calcarea. La balza di roccia diventa così  il carattere morfogenetico dell’insediamento; pertanto gli alloggi si dispongono ad andamento curvilineo  determinando  una sorta di rotazione di 90 °.  Come un ventaglio,  gli alloggi sono disposti lungo l’area di sedime  ed inquadrano con le aperture delle verande parte del costone roccioso perimetrale del lato est  nel loro insieme, si dispongono in modo organico,  con un particolare ed armonioso andamento  curvilineo. 

Il Residence  A monte dell’intero complesso residenziale  è stato realizzato un residence  costituito da n° 8 minialloggi, identici per distribuzione interna,  con giardinetto sul fronte e sul retro di ogni singola unità abitativa.  IL residence è disposto  in  due blocchi  di quattro minialloggi cadauno,  separati da una rampa pedonale. La morfologia dei prospetti  sul lato interno determina  una composizione regolare di portali binati, che ordinano gli ingressi  e le finestre degli alloggi. 

Gli impianti  Le  norme  relative  al  contenimento  energetico degli edifici,   di recente hanno generato una moda,  un  leitmotiv,  a cui sembra difficile sottrarsi. Per cui, erroneamente, i requisiti energetici  degli edifici sono spesso confusi con la qualità dell’architettura. Il progetto ha cercato di integrare tali dispositivi senza quell’enfatizzazione tecnologica cara ad alcune architetture contemporanee. Sulle falde del tetto dei  minialloggi del residence  sono stati perfettamente integrati, in modo discreto, due impianti fotovoltaici che rendono l’edificio energeticamente autosufficiente con un esubero di produzione di energia elettrica che viene immessa sulla rete.

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