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Light pavillion Spaziocomo, Studio Terragni Studio Terragni
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Light pavillion Spaziocomo, Studio Terragni Studio Terragni

Il light pavillion spaziocomo e’

situato nella suggestiva luce del lago di Como in un parco di 10.000 mq, tra il centro storico della città e Cernobbio.

Il progetto ha un’origine molto semplice. Il committente ha richiesto una sala convegni da 300 posti che potesse essere il più possibile aperta verso il parco, ma, allo stesso tempo, che fosse senza luce naturale diretta per non disturbare lo svolgersi delle manifestazioni.

Per rispondere a questa richiesta la volumetria massima consentita dai regolamenti, è stata intersecata con superfici lineari disposte arbitrariamente nello spazio, realizzando così una serie di aperture lineari, la cui sezione interna, con le sue diverse prospettive, permette di minimizzare l’effetto della luce diretta all’interno della sala.

Il volume interno della sala svela questo intreccio continuo di tagli che la attraversano, sia verticalmente sia orizzontalmente, tra regola e arbitrio, tra struttura e luce.

Il volume esterno, grazie allo spessore e alla qualità del vetro impiegato, assume le colorazioni azzurre e verdi della natura, riflette il paesaggio e diventa trasparente la notte.  Le parti cieche, rivestite con pannelli di alluminio, grazie all’inclinazione delle facciate, assorbono la luce dei dintorni in delicati riflessi e hanno riflessi differenti secondo lo svolgersi della giornata e delle stagioni.

In un’opera di Arnold Shoenberg che non finisce di sorprendermi,  Aronne dice: ” non aspettatevi la forma prima del pensiero”.

Il volume intersecato dai piani lineari è un pensiero di ammirazione verso l’architettura moderna. Nella casa del fascio di Giuseppe Terragni, a pochi chilometri di distanza dal light pavillion spaziocomo,  la copertura della sala delle adunate  ha un taglio di cristallo che la attraversa nella parte superiore; un taglio che mette in relazione le montagne, la cristallina città di Como, l’asse della navata del duomo.

Da questa suggestione è nata la rete irregolare di tagli. Una rete irregolare che cerca di rivelare la potenza e la capillarità dell’azione corrosiva delle linee che hanno modellato nel corso di centinaia di millenni le forme attuali del paesaggio dei laghi lombardi.

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