Il progetto riguarda il nuovo PRC dell'isola di San Domino.
La previsione di localizzazione prevede l'ubicazione del nuovo ed unico impianto cimiteriale dell'isole in località Colle dell'Eremita
la parte più alta dell'isola a circa 116 m sul lmm.
dalla relazione di progetto:
L'arcipelago è dotato di un solo cimitero comunale : quello ubicato sull’estremità a nord-est dell’Isola di San Nicola. Posto impervio che può essere raggiunto solo a piedi e con grande difficoltà, in quanto è necessario attraversare l’intero centro storico dell’Isola tra un dedalo di viuzze strette e con forti pendenze che si snoda attraverso il Piano del Montone, la torre medioevale, sino a raggiungere l’Abbazia e subito dopo, il lungo tragitto che attraversa tutta la piana alta di San Nicola per giungere al sito del Cimitero, che preclude di fatto l’utilizzo di qualsiasi mezzo di trasporto.
Se le difficoltà sussistono per gli abitanti dell’Isola di San Nicola, per quelli di San Domino guadagnare il Cimitero diventa una vera e propria avventura, sempre se le condizioni del tempo ne permettano il raggiungimento.
Accade infatti che la popolazione anziana, presente in alta percentuale sull’isola, non è più in grado di affrontare le difficoltà connesse al raggiungimento del Cimitero di San Nicola con gravi ripercussioni sociali e psicologiche, già presenti, per altre circostanze, sulla vita quotidiana delle isole.
Per decenni, ovvero da sempre, la sofferenza per l’endemico stato delle cose è stata dignitosamente soppressa, fino a quando la popolazione dell’Isola maggiormente abitata (quella di San Domino) non ha sottoscritto una petizione popolare “pro Cimitero in San Domino “ che è stata oggetto di deliberazione di Consiglio Comunale del 30 dicembre 2005, n. 44, che sostanzialmente andava a condividere la proposta avanzata dalla popolazione per la realizzazione di un Cimitero comunale in Isola di San Domino.
Questa decisione da parte della maggiore assise cittadina ha comportato di seguito adozione di apposita deliberazione di Giunta Comunale n. 26 del 02.03.2007 e successivo regolare avviso pubblico d’ufficio, con cui si affidava allo scrivente Arch. Daniele Russo, l’incarico professionale per la redazione del “Piano Cimiteriale in variante agli strumenti urbanistici in località Colle dell’Eremita in Isola di San Domino”, formalizzato giusta determina dirigenziale n. 66 del 21.04.2007 del Servizio Urbanistica ed ERP.
La scelta di tale
luogo, voluto primariamente dalla popolazione tremitese, risulta essere anche
tecnicamente compatibile. Difatti l’area
risulta distante dal centro abitato, da
insediamenti turistici, da luoghi marini, priva di alberature, nonchè lievemente
scoscesa ed in grado, per la sua particolare ubicazione, di poter essere
racchiusa dalla necessaria area di rispetto ( ml. 200 perimetrali ai sensi del
D.P.R. n. 285/’90 e dalla successiva legge n. 166/’02 – vedansi tavole nn. 4,
5, 6 e 11 ) senza per questo condizionare eventuali sviluppi urbanistici della
già piccola isola e/o la permanenza di costruzioni esistenti.
Tutte queste condizioni, intrinseche dell’area, hanno contribuito alla scelta ubicazionale, tra l’altro coincidente con la volontà popolare.
Per cui si avranno, durante l’impianto dell’area cimiteriale, il quale svilupperà una superfice complessiva di mq. 3.300,00 circa, ridotti movimenti di terra, inesistenti tagli di alberi e nessuna interferenza con le peculiarità turistiche dell’isola.
L’idea principale
che sta alla base del Piano Cimiteriale di San Domino può essere ricercata in una
precisa risposta sociale, un idea di vita civile in cui il senso della
diversità, dell’unità, del rispetto definiscono per primi il progetto.
L’intervento ripropone il tema ormai consolidato e storicizzato del “recinto sacro” – terminologia che a partire dal XVIII secolo ha sotteso contenuti antropologici e significati simbolici, motivazioni artistiche e ragioni geometriche, opportunità tecniche e strategie insediative; è dispositivo che indica una separazione, segregazione ma che allo stesso momento è atto fondativo e di riconoscimento che implica la custodia ed assicura la protezione dall’esterno – (l’architettura della memoria a cura di Marco Felicori – luca sossella editore – L’architettura dei cimiteri tra Francia e Italia di Ornella Selvafolta).
Protezione, custodia, rispetto, declinazioni differenti di una medesima intenzione, quella cioè di rendere immediatamente riconoscibile lo spazio del sacro, che proprio attraverso la sua demarcazione, il recinto, palesa la sua identità come luogo riservato ai defunti, evocativo del tempo.
L’area scelta per l’intervento, come accennato in premessa, si presta per le sue valenze ambientali e paesaggistiche, ad accogliere il nuovo cimitero come luogo della memoria e della custodia. Il Colle dell’ Eremita è situato a circa mt. 110,00 sul l.m.m., al quale si accede attraverso strade comunali esistenti, le quali raggiungono, superando le naturali pendenze e assecondando le curve di livello, il luogo deputato ad accogliere la nuova struttura; lontano dai consueti flussi turistici, esso stesso rappresenta lo spazio del silenzio, della riflessione e dell’osservazione panoramica.
Attraverso le possibili letture ed interpretazioni del genius loci è apparsa del tutto naturale e quasi scontata la scelta di collocare in quest’ambito paesaggistico la nuova struttura cimiteriale, in cui si distinguono due parti,, una interna, protetta dal limite edificato del perimetro cimiteriale, che comunque in vari punti diviene permeabile alla luce e al passaggio, l’altra pubblica, rivolta al paese, che contiene e rappresenta il senso del luogo.
La distinzione delle due parti, quella interna destinata al culto delle singole sepolture, l’altra esterna, pubblica, rivolta al paese, è maggiormente rafforzata oltre che dal limes geometrico del perimetro cimiteriale, dal trattamento murario esterno del corpo di fabbrica ad “L” destinato ai loculi e colombari, il quale attraverso l’aggetto differenziato di alcuni centimetri al di fuori del muro esterno, di riquadri in pietra chiara o semplicemente in muratura, pari alle dimensioni nette interne dei loculi contrapposti al di là del muro, contrassegnati al centro dal semplice simbolo della croce , rappresenterà l’aspetto dell’univoco sentimento che lega fra loro tutti i cittadini di fronte alla morte; due modi di vivere il luogo ambedue irrinunciabili che sono alla base della scelta progettuale.
Il ruolo di questo trattamento superficiale esterno di una parte del recinto perimetrale è quello di testimoniare, senza distinzioni, la presenza in quel luogo di tombe, lapidi indistinte da una parte ma che corrispondono ad altrettante lapidi rivolte verso l’interno che conterranno i caratteri distintivi propri della persona, che in questo modo si rende riconoscibile. Da una parte tutti coloro che giungeranno al nuovo complesso cimiteriale potranno riconoscere in quel luogo un unico sentimento nei confronti della morte, e dall’altro è consentito ai familiari di stabilire un rapporto singolare con ogni tomba. Due aspetti irrinunciabili del culto dei morti.
Rimanendo all’esterno del complesso cimiteriale progettato, si prevede un’area a parcheggio lastricata in pietra locale, attraverso la quale si potrà accedere ai due ingressi previsti, di cui uno principale, collocato lungo la direttrice della pensilina rappresentata dal braccio principale della croce deformata, collimata, secondo la direzione che intercetta la facciata dell’Abbazia di S.Maria a Mare dell’isola di San Nicola, quasi a voler rappresentare un collegamento ideale all’altra isola, cuore storico dell’arcipelago tremitese; l’altro ingresso minore è collocato su uno dei fianchi del complesso cimiteriale limitrofo all’area parcheggio.
L’idea del recinto quadrato o di forma geometrica regolare e bloccata, affonda le sue radici nelle elaborazioni dei trattatisti del XVIII secolo intorno al tema cimiteriale; teorico per eccellenza in questo senso Il Milizia proponeva nel suo Trattato di Architettura Civile il tema del – recinto quadrato circondato verso l’interno da portici e arcate, corredato di spazi per gli ossari e di una cappella al centro in forma di Pantheon – il recinto è in definitiva l’episodio spaziale più condiviso dai progetti settecenteschi, che comunque si riflettono in molti lavori successivi che dal XIX secolo giungono fino ai nostri giorni.
Il progetto di piano cimiteriale in esame riprende l’idea miliziana del recinto, che in questo caso è rappresentato in larga misura degli stessi corpi di fabbrica che caratterizzano il complesso cimiteriale; recinto di forma rettangolare che ad un tratto viene come negato, spezzato dalla parte terminale dei quattro bracci della pensilina/passeggiata in quota a forma di grande croce, che penetrandolo ne interrompe la continuità, relegando lo stesso in una posizione di subordine, ma conservandone le caratteristiche di protezione e custodia.
Il cuore del complesso è rappresentato dalla cappella religiosa posizionata nel baricentro della composizione architettonica dell’intero complesso, a forma tronco-conica, essa intercetta, fondendosi ad un livello superiore, la passeggiata in quota a forma fortemente simbolica di croce non regolare, ruotata rispetto all’andamento ortogonale del recinto, e direzionata come sopra accennato, con l’asse maggiore verso la facciata dell’Abbazia di San Nicola.
La cappella risulta fondata ad un livello sottostante rispetto al piano di campagna e dal resto del complesso cimiteriale, e precisamente a quota mt. -3,20; realizzando così una sorta di piazza/sagrato interna, ma sottoposta rispetto alle principale direttrici di transito, le quali l’attraverseranno superiormente, contribuendo ad un suggestivo alternarsi di percorsi, visuali e livelli.
Tale sagrato come già accennato sarà raggiungibile ed accessibile anche alle persone diversamente abili attraverso un doppio sistema di rampe.
Il camminamento in quota, nello specifico mt.4,32, raggiungibile attraverso una rampa, rappresenta il punto ideale dal quale osservare il paesaggio circostante e il mare, come una sorta di grande pontile di nave, metafora più che indicata del viaggio, il quale per la forma che si ricava dalla sezione lungo l’asse principale, dai materiali impiegati (acciaio), dai colori (bianco), dagli elementi strutturali, rappresenta idealmente la struttura di una nave, pronta a salpare per trasportare le anime in un altrove, rifiutando il concetto purtroppo presente nella nostra cultura del cimitero come casa dei morti, in contraddizione con l’idea culturale e religiosa della morte come viaggio.
La grande croce, passeggiata sospesa, che si affaccia sul paesaggio, introduce attraverso la proiezione orizzontale del suo asse maggiore e lo spazio sottostante, coperto e pavimentato, un percorso urbano preciso, che indica il principale ingresso all’area; rispetto alla cinta muraria e al complesso dei corpi di fabbrica presenti, la croce disassata e deformata è disposta più in alto quasi smaterializzandosi.
L’aspetto simbolico ed evocativo dell’intervento traspare dalle forme impiegate, e dal posizionamento dei principali elementi architettonici; l’elemento circolare centrale rappresentato dalla cappella religiosa, metafora del cielo, la grande croce che non ha bisogno di commenti, il recinto sacro quadrato, metafora del radicamento materialista alla terra.
Per ciò che concerne le altre volumetrie che caratterizzano le differenti tipologie di sepoltura, come le diciannove edicole funerarie private, esse saranno trattate attraverso volumi minimali ed identici reiterati, collocate in progressione lungo due lati del perimetro dell’impianto, delle dimensioni di un cubo perfetto, ( mt.3,60 x 3,60 x 3,60 ), trattando la loro pelle attraverso una giusta commistione di intonaco e pietra locale posata a secco.
Si è pensato di garantire in questo modo, attraverso lo strumento vincolante del piano, un idea di unicità dell’intervento, scongiurando tentativi arbitrari e scollegati di realizzare edicole o altri manufatti, dissimili sia nella forma che nell’aspetto che avrebbero contribuito a minare il concetto base su cui si radica l’intera proposta progettuale, ossia quello di realizzare una piccola città all’interno della città, con le sue regole, le sue gerarchie, l’alternarsi di spazi pubblici e privati,i percorsi ecc.
Anche il campo di inumazione costituito da n. 58 fosse, posto sulla destra dopo l’ingresso principale, partecipa al gioco compositivo che caratterizza l’intervento, scostandosi dall’ortogonalità del recinto e sposando l’andamento della grande croce che ne detta la direzione e l’allineamento delle fosse; il campo attraverso i suoi percorsi generatori si riconnette al camminamento perimetrale interno del cimitero.
Si cercherà, attraverso gli spazi di verde pubblico e la piantumazione di alberi e piante locali , di conferire al complesso cimiteriale un aspetto e una sensazione meno greve di quello che suo malgrado nella memoria collettiva e costretto a ricoprire, come luogo del dolore, della perdita dei cari; cercando di conferirgli nel suo complesso, attraverso le soluzioni tipologiche, funzionali ed architettoniche adottate, un emozione che induca a ripensare tale luogo come un punto di sosta momentanea, per poi poter dire “ da qui si parte “ .