Il concept alla base del progetto è stato quello di proporre un immagine insolita e nuova per una pizzeria.
Solitamente legata a stereotipi vernacolari e kitsch, l’arredo della pizzeria in Italia spesso non si discosta da questi riferimenti scontati. Il progetto ha voluto rompere questa tradizione (negativa) proponendo una visione più contemporanea e suggestiva.
La pizzeria “Pupetta” è uno storico riferimento nella città, costituita da due angusti locali, lunghi e stretti (3 x 10 mt. c.ca) illuminati su un solo lato da due vetrine che si affacciano sul corso principale di Vercelli. La soluzione adottata dal progetto è stata quella di operare per sottrazione. I due locali sono stati trasformati in puro spazio dallo stereometrico lirismo accentuato da un elemento progettuale costante e caratterizzante: la luce. L’illuminazione è infatti realizzata con strisce luminose a led indirette posizionate lungo le pareti verso i pavimenti e verso i soffitti che accentuano le forme volumetriche primarie. Il minimalismo generale è esaltato dall’uso del rivestimento utilizzato su tutte le superfici del locale. Sono state scelte delle lastre in gres ceramico di grande formato (120 x 60 cm.) ad imitazione del cemento grezzo, alternate per contrasto a piastrelle decorative tridimensionali in cemento naturale. La sezione superiore è buia e opaca, definita spazialmente da pannelli in lamiera stirata in alluminio naturale che in maniera discontinua, assieme alle condotte per l’aerazione lasciate in vista, compongono e caratterizzano il soffitto.
Lo scultoreo e monolitico banco bar retroilluminato, rivestito in lastre di vetro opaco verniciato di colore bianco, diffonde una luce che morbidamente si posa sulle dure superfici.
Tutto l’arredo mobile è di colore bianco (sedie Master di Kartell disegnate da Philippe Starck e tavoli Pedrali) per spezzare e lavorare di contrasto con gli ambienti monocromatici. Completa l’intervento l’immagine grafica coordinata che si esplicita della vetrina principale con un gioco di lettering in omaggio all’opera dell’artista concettuale Joseph Kosuth.