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Rocca delle Tre Contrade, SCAU Studio SCAU Studio Spazi commerciali
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Rocca delle Tre Contrade, SCAU Studio SCAU Studio Spazi commerciali

L’intervento progettuale recupera il fascino di un antico caseggiato,  un vecchio palazzo baronale, con gli annessi fabbricati agricoli destinati un tempo alla conduzione del fondo, riconsegnando  all’organismo edilizio una nuova funzionalità.

L’edificio, Palazzo Seminara, è inserito su uno sfondo di pregevole valore paesaggistico e ambientale, giace infatti ai piedi del vulcano, a 150 metri s.l.m., in una posizione panoramica che guarda l’intera costa jonica da un lato, e la zona montana dell’Etna dall’altro, a pochi chilometri dalle cittadine assai caratteristiche di Giarre ed Acireale.

Tale zona è ricca di palazzi con simili valenze architettoniche ed è annoverata tra le più importanti sotto l’aspetto dei Beni Culturali ed Ambientali; basti ricordare appunto Acireale, antica sede del barocco o l’insieme delle cittadine e paesi che si trovano ai piedi del vulcano costituendo uno dei più importanti Parchi Nazionali, l’unico anche per la presenza di un vulcano attivo.

Il recupero di una struttura esistente, inserita in tale contesto territoriale e traccia di un’antica memoria architettonica e culturale, è stato finalizzato ad una sostanziale conservazione assicurandone però un rinnovato uso, coniugando bellezza, comfort e rispetto verso l’ambiente.

Il palazzo, che con il susseguirsi degli anni ha subito diverse alterazioni architettoniche, funzionali , estetiche e decorative, era costituito da tre corpi: il primo adibito alla residenza del barone posta al primo piano sui volumi della vecchia cantina e raggiungibile solo attraverso una scala esterna, il secondo corpo comprende l’ampia cantina che un tempo accoglieva le grandi botti, il terzo destinato alle abitazioni dei coloni e delle scuderie

Agli inizi del secolo infatti l’edificio era essenzialmente adibito alla produzione del vino ed il fondo coltivato interamente a vigneto. Questo giustifica la presenza del   palmento con annessa cantina.

Qualche decennio dopo, invece, a causa del modificarsi dell’economia agricola, si è pensato bene di soppiantare tale tipo di produzione con una piantagione di agrumi. Conseguentemente  il palazzo è stato abbandonato, il palmento, insieme alla cantina,  è stato stravolto nell’assetto funzionale  eliminandone tutti gli elementi produttivi, annullando così la testimonianza dell’antica tradizione vinicola.

A queste improprie alterazioni, causate dall’avvicendarsi di nuove esigenze, si aggiungono i danneggiamenti derivanti dai terremoti che, negli anni, hanno colpito il territorio siciliano.

Tutte le coperture originarie erano crollate insieme all’ultimo solaio in legno del palazzo e ad alcune volte; parte della scala esterna nel prospetto ovest era distrutta e le cornici a decoro dei prospetti erano, in molte porzioni, totalmente divelte.

Il primo passo del  restauro e risanamento conservativo è stato intervenire, innanzi tutto, tramite un’attenta azione progettuale rivolta al recupero sostanziale dell’organismo edilizio nella sua originaria conformazione architettonica e dei suoi elementi tipologici, formali e strutturali, eliminando tutte quelle improprie alterazioni che si sono andate aggiungendo negli anni. Da qui il ripristino delle volte con le stesse tecniche costruttive, il rifacimento delle originarie coperture ed il consolidamento della struttura là dove lesionata.

La nuova destinazione d’uso del palazzo, quella concernente appunto l’attività ricettiva, fa scaturire una diversa funzionalità adeguata agli usi moderni, ricreando e rinnovando la maestosa residenza di un tempo. Oggi la nuova proprietà, incantata dalla posizione privilegiata di questo edificio, vuole poter godere per sé e per gli ospiti,  di tutto il fascino che questo antico podere può ancora trasmettere.

 Del resto l’impianto, originato dalla conformazione del terreno, suscita un particolare incanto: una sorta di grande piattaforma terrazzata sulla quale si erge, imponendosi sull’ambiente circostante.

Memorie di un vissuto lontano, di abitudini passate e sensazioni ormai sbiadite dalla storia e dal tempo, questo è ciò che si cela dietro la maestosità o la decadenza di un vecchio edificio.

I suoi muri, i suoi infissi, la sua struttura, la sua tipologia ci raccontano un passato  lontano, che va però riconquistato, tramite il recupero ed il restauro coniugati ad una serie di nuovi interventi non invasivi e rivolti ad essere capisaldi di una nuova destinazione, di un nuovo progetto, di una nuova storia.

Elemento narrante è quindi l’antico palazzo, prima residenza, palmento, cantina, oggi struttura ricettiva “rocca delle tre contrade”.

L’organizzazione progettuale dei diversi organismi edilizi si può così riassumere.

L’edificio principale: nella superficie del vecchio palmento ed del piano rialzato sono ricavati ampi spazi di soggiorno ed ambienti per ricevere ospiti e sostare godendo dello splendido panorama; al primo piano, accessibile mediante la nuova scala, trovano posto quattro ampie suite. Al secondo piano altre due camere che si affacciano su un patio, ricavato all’interno della copertura, in posizione centrale. Il piano di calpestio del patio include anche una grande lastra di vetro  che illumina lo spazio sottostante.

Tutte le pavimentazioni in cotto e pietra lavica sono state recuperate e rimontate all’interno dei nuovi spazi.

La cantina: nell’ampiezza di questo spazio si è creato un ambiente assolutamente e volutamente moderno, a doppia altezza: un setto in cemento armato a vista, oltre ad assolvere ad una duplice funzione, strutturale e divisoria, diviene arredo e punto forte dell’intervento.

Il soppalco, quasi una sorta di leggero vassoio, staccato dalla struttura esistente, crea così invitanti punti d'affaccio e scorci prospettici.

Questa  quota ospita la zona pranzo e la cucina di servizio della struttura, al piano sottostante, raggiungibile tramite una leggera scala in acciaio, è collocato il laboratorio, con gli annessi servizi e dispense, dove poter effettuare corsi di cucina.

Durante i lavori si è liberato il grande volume sotterraneo della cisterna che si adeguatamente restaurato si è rivelato una naturale ed accogliente cantina dove riporre la raccolta di  vini della casa.

La scuderia: in questa parte dell’edificio vi sono tre livelli, serviti e collegati da un’ampia scala che si sviluppa per tutti i piani, destinati a camere degli ospiti.

Trattasi tutte di suite, ciascuna diversa dall’altra sia nelle finiture che negli spazi. Ogni bagno, di ampie dimensioni e differentemente caratterizzato, è realizzato con i medesimi materiali, pietra lavica e pietra bianca.

Lo spazio esterno: è stato completamente  recuperato con la ripulitura degli antichi terrazzamenti ed il rinvigorimento delle specie arboree esistenti, degli agrumi e di quei maestosi alberi, come il pinus pinea e la magnolia, testimonianza dell’antica ricchezza del podere.

Una serie di percorsi di risalita consente di raggiungere più agevolmente, dal basso del giardino,  l’ampia terrazza a basamento del palazzo dalla quale si gode  di un magnifico panorama.

Uno degli antichi terrazzamenti di limoni, arricchiti con l’inserimento di puntuali specie arboree ornamentali, si è trasformato in una suggestiva vasca d’acqua, dove l’orizzontalità dell’azzurro artificiale si confonde con il colore naturale del mare.

L’acqua sfida il vuoto, con un sistema di “sfioro” nascosto sul muro retrostante, e quasi galleggia sulla pietra lavica miscelandosi visivamente con il cielo e con l’orizzonte della costa ionica.

Il complesso edilizio, la cui consistenza ha reso necessaria nell’organizzazione del cantiere l’istallazione di una gru di considerevole sbraccio,  comprende interventi specifici per i tre distinti corpi di fabbrica originariamente destinati  a:

Corpo1 : palazzo principale con piano terra adibito a palmento e primo piano a residenza padronale;

Corpo 2: volume interamente libero adibito a cantina;

Corpo 3: due livelli adibiti a stalla e ricovero animali più un terzo livello ricavato recuperando il sottotetto.

Impiantato il cantiere si è proceduto alla messa in sicurezza di tutte le parti pericolanti ed al recupero accurato e sistematico di tutti i materiali riutilizzabili come i pavimenti in cotto, i pavimenti in basole di pietrame lavico, gli stipiti in pietra, i coppi in laterizio, alcuni infissi, le ringhiere metalliche.

L’intero edificio è articolato su diverse quote di imposta in fondazione. Questi dislivelli scaturirono dalla originaria scelta costruttiva di adagiare la costruzione sul basamento di roccia lavica formatasi a seguito delle antiche colate dell’Etna.

Le fondazioni sono state consolidate con la formazione di cordoli posti alla base delle murature esistenti sotto la quota del pavimento.  Particolare attenzione è stata posta nel consolidamento delle murature con estesi interventi di “cuci scuci” sulle lesioni principali, il recupero degli archi di scarico, il rifacimento degli archetti perimetrali posti al di sotto del ballatoio del corpo 1.

Gli interventi successivi sono stati quelli strutturali con la formazione dei nuovi solai, l’inserimento di catene metalliche, il rifacimento delle volte reali utilizzando la stessa tecnica presente con pomice e gesso, la realizzazione delle nuove murature con laterizi forati e cordoli sommitali e la costruzione delle nuove scale di distribuzione interne interamente realizzate in cemento armato.

Per le volte non reali poste al primo piano sono state realizzate delle nuove centinature in legno su cui poi si proceduto all’applicazione di rete metallica ed intonaco civile.

Con la realizzazione delle coperture si sono completati i lavori strutturali: si è utilizzato un sistema a tetto ventilato costituito da un doppio tavolato con interposto materiale isolante, camera d’aria, impermeabilizzazione e successivo manto di copertura i coppi siciliani.

Finiti i lavori strutturali si è dato il via alla realizzazione degli impianti con il passaggio delle tubazioni per il funzionamento del sistema  di climatizzazione a  fan-coil  da incasso nel pavimento posti in corrispondenza degli infissi esterni, del sistema idrico sanitario con produzione di acqua calda con pannelli solari ad alta efficienza, del sistema domotico  che ha consentito una gestione di tutte le tecnologie da remoto.

Particolare impegno è stato posto agli intonaci esterni.  Sono stati realizzati intonaci tradizionali con l’utilizzo di sabbia bianca, sabbia vulcanica e coccio pesto, il tutto miscelato in cantiere e colorato con terre naturali. La posa in opera è stata eseguita a “fracasso” e lavaggio finale con una miscela di acqua ed acido.

Prima del rifacimento degli intonaci sono state ripulite le modanature in pietra bianca con l’eliminazione della patina di sporco, la sigillatura dei giunti, l’imperniatura dei conci distaccati. Sono stati ricostruiti, secondo il disegno originario i pilastrini posti a sostegno delle ringhiere metalliche  tutte, riparate e rimontate.

L’inizio dei lavori  sul corpo 2 coincide con il principio della fase di finitura dei corpi 1 e 3 che comprendeva la posa delle pavimentazioni riutilizzando i materiali precedentemente recuperati ed integrati con nuovi, il montaggio degli infissi in legno, la posa dei rivestimenti e pavimenti in pietra bianca o in pietra lavica, la realizzazione e posa dei lavabi in blocchi monolitici di pietra.

Per il corpo 2 è stata realizzata una struttura in cemento armato assolutamente indipendente dalle murature perimetrali caratterizzata da un solaio intermedio di grande luce con sovrastante pavimento di tipo industriale in cemento e quarzite e una parete a tutt’altezza a “faccia vista”e completato con la costruzione di una nuova copertura in legno lamellare.

La  costruzione della piscina, realizzata  contemporaneamente agli altri corpi, è di cemento armato, rifinita con intonaco impermeabilizzante per superfici soggette a pressioni idrostatiche interne o esterne.

L’insieme degli interventi descritti ha consentito di trasformare un vecchio edificio in un  un “Hotel di Charme” la cui architettura,  per le sue caratteristiche estetiche e funzionali, ha vinto il premio internazionale di architettura PIDA, ad Ischia.

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