​Centro Culturale Roberto Gritti, Ranica, Bergamo (foto: Alessandra Bello). DAP studio + Paola Giaconia
​Centro Culturale Roberto Gritti, Ranica, Bergamo (foto: Alessandra Bello). DAP studio + Paola Giaconia

Il Centro Culturale Roberto Gritti a Ranica, in provincia di Bergamo, è il risultato di una gara bandita dall’Amministrazione comunale con l’obiettivo di donare al proprio territorio nuovo impulso architettonico e culturale. Il progetto porta la firma di DAP studio e Paola Giaconia. Intitolato a uno dei fondatori della musica folk bergamasca, il centro culturale esprime e veicola un contenuto sociale significativo nell’attuale panorama della cultura italiana.

Realizzato in poco più di due anni, e inaugurato nel 2011, rappresenta una nuova icona territoriale e ha già
generato le premesse per una possibile riorganizzazione urbana. Con questa architettura, il borgo di origine medievale rimette in vita il suo tessuto, agganciandolo a un nuovo fulcro contemporaneo capace di trasmettere nuova linfa al territorio; confermando, fra l’altro, il ruolo della cultura nel ripensamento degli spazi e dei simboli della comunità. “Il Centro è pensato per essere un catalizzatore della vita urbana: da un lato laboratorio di formazione e informazione, dall’altro nuova piazza per incontrarsi, comunicare, consolidare nei cittadini un senso di appartenenza al proprio territorio”, spiegano gli autori del progetto.

Situato in una zona di passaggio fra il paese e la sua area di espansione, l’edificio costituisce un perno fisico di
snodo urbano. Con la sua immagine netta e pulita, con le sue sfumature cromatiche tenui ma alternative rispetto al panorama edilizio circostante, il centro culturale scuote stilisticamente il paesaggio urbano e ammicca con i suoi riflessi ora alle montagne sullo sfondo ora alle tonalità calde dell’alba e del tramonto. Se nel suo ruolo di cerniera tra Ranica e tutto il sistema delle valli bergamasche l’intervento richiama la scala del territorio, l’organizzazione dei suoi spazi esterni trae ispirazione da, e al tempo stesso riformula, il cuore del sistema città. “Se storicamente la piazza è definita dai limiti visivi e fisici degli edifici che la circoscrivono -raccontano gli architetti-, con questo progetto si è cercato di ibridare la netta distinzione tra il pieno e il vuoto aprendo l’edificio pubblico alla vita della città e quindi accogliendo i flussi di attraversamento pedonali che penetrano fin dentro la massa edilizia, sollevata dal suolo.”

L’edificio -che ospita la biblioteca civica, un auditorium, una scuola per l’infanzia e vari spazi per la cultura ed il
tempo libero- è caratterizzato da due volumi sovrapposti che nel loro cuore si aprono in una corte interna, capace di catalizzare luce naturale e vita urbana. L’architettura ospita nel suo grembo una nuova piazza, un nuovo luogo di incontro all’aperto per i cittadini. In questo senso il centro culturale è anche un progetto di suolo, frutto di un pensiero che intende creare legami con la città a partire dalla sua quota zero, dal suo disegno in pianta, dalle sue tracce generatrici. Stabilite le premesse progettuali sul tracciato della città, l’architettura si alza di due piani, emerge e si dichiara, pur mantenendo un andamento orizzontale, conciliante con quello del suolo che l’ha ispirata. Il volume più basso si mostra vetrato, trasparente, come a denunciare all’esterno le attività svolte all’interno, come a sollecitare la curiosità e la partecipazione dei cittadini. Quello più alto poggia sul primo e interpreta il ruolo del segnale urbano ricorrendo a una sequenza di lastre di policarbonato alveolare colorato e leggermente opaco, attraverso il quale è possibile intuire, in profondità e in modo sfumato, le sagome delle persone.

Gli interni, candidi e sobri, rivelano un’articolazione e una complessità che donano dinamicità all’ambiente e alle attività che in esso si svolgono. “Nell’ampio spazio a doppia altezza della biblioteca -spiegano gli autori-, le diverse aree funzionali appaiono come volumi indipendenti e di differente altezza, collegati da passerelle in quota e tutti in forte rapporto visivo con lo spazio esterno del patio centrale.” Ancora una volta, come per l’esterno, è uno “scenario urbano” che i progettisti vogliono ricreare, in questa occasione attraverso l’organizzazione distributiva. Uno scenario pulsante, quindi, animato, vissuto, con una griglia di percorsi popolata da maglie di connessione concepite come luoghi urbani da attraversare ma anche da vivere come momento di pausa e di incontro.

Tutte le foto del progetto sono di: Alessandra Bello

Foto simili

homify - modifica la tua casa

4.5

Naviga tra milioni di foto con l'app homify!

SCARICA L'APP GRATUITAMENTE
No, grazie