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Concorso di Idee " Una Porta per Salerno e Picentini" Architetto G.Frangione
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Concorso di Idee " Una Porta per Salerno e Picentini" Architetto G.Frangione

Due ambiti urbani contigui ma profondamente diversi, due pezzi di città. Distinti nella funzione, zona periferica e carente di servizi e di vita l’uno, la Salerno periferica, congestionato centro cittadino l’altro, Pontecagnano . Simbolo di questo contrasto un ponte urbano, ad assolvere la funzione di creare un collegamento che in realtà non può esserci e non c’è. Il progetto nasce da un’esigenza di riconnessione di queste due aree, passando attraverso la dotazione di servizi e funzioni per la periferia, che in questo modo può dialogare non solo col centro cittadino di Pontecagnano, al quale è collegata, ma con lo stesso centro di Salerno. Creare nuove funzioni ed attrazioni per la periferia significa decongestionare il centro, promuovere il rimescolamento sociale e creare vita. A questo punto si può parlare di ricucitura, perché va ad agire su tessuti urbani diversi sì ma resi omogenei da una mirata funzionalizzazione. Viene così disegnandosi la prospettiva di un nuovo punto cruciale per chi arriva in aeroporto a Pontecagnano e di lì riesce a spostarsi agevolmente verso punti di attrazione, come la costiera o la zona archeologica di Paestum. Il layout dei percorsi di progetto si apre sulla statale 18 nel cardine diagonale dei palazzi della zona residenziale a lasciare l’asse ottico libero fino al ponte, per dare un senso di accoglienza ed invito. Si unisce l’elemento svettante della torre turistico-ricettiva ad evidenziare ulteriormente il punto nodale della proposta progettuale: il ponte-piazza. Dai sopralluoghi in sito e dalle discussioni con i residenti, punti di partenza fondamentali del nostro lavoro, è emersa una duplice esigenza, innanzitutto affrontare il problema traffico e, conseguentemente, ottenere una maggiore/migliore fruizione del corso Umberto . La risposta progettuale parte da nuove strade alternative, un asse sud che, in posizione quasi mediana tra corso Umberto e via Roma e parallela ad essi, si raccorda, attraverso via Alfani, al corso stesso, ed un asse a nord quasi speculare, che fa anche da collegamento con i paesi interni, e culmina con la pedonalizzazione del tratto di corso prossimo al ponte. Ne consegue una nuova e migliore fruibilità della città, una risposta al problema inquinamento e qualità della vita, ed una incentivazione delle attività commerciali con la possibilità di sostare nei negozi, unitamente alla localizzazione dei parcheggi nell’area residenziale-sportiva e dei parcheggi interrati nella zona torre e nella zona dei giardini tematici. Resta intatta la centralità e l’accessibilità del corso, raggiungibile, in ogni caso da tutte le strade interne, passando per gli assi viari alternativi di progetto. Il ponte da passaggio di macchine a luogo di scambio tra persone. La forma si fonde con la funzione di collegamento tra percorsi e, dalla morfologia stessa dei luoghi, nasce una piazza a ragnatela, luogo di riunione, nell’accezione classica di agorà. La zona centrale di Pontecagnano non subisce grossi stravolgimenti, al di fuori degli interventi di pedonalizzazione e di manutenzione delle cortine stradali, essendo già pregna di una sua forte identità. Il progetto diventa più incisivo nelle aree limitrofe ed in particolare, dall’analisi degli strumenti di pianificazione, deriva la scelta di collocare nell’ambito da sottoporre a Piano di Recupero di Salerno per gli insediamenti abusivi un’area residenziale ricca di attività commerciali e sportive e di aree verdi ed un mercato coperto lungo il fiume. Individuata da un comparto edificatorio con aree destinate a standard, nasce la torre turistica. Dal lato opposto del fiume, invece, una zona di fabbriche ed industrie dismesse prossima ad un edificio già rifunzionalizzato come pinacoteca, ovvero l’ex tabacchificio Centola, viene disegnata un’area culturale caratterizzata da un doppio teatro lungo il fiume, all’aperto e al coperto, inserito in uno scenario di giardini tematici, secondo quella che è la vera vocazione di un contesto in cui, proseguendo, incontriamo un parco archeologico e la sede della curia. Gli standard si concentrano nell’area del parco fluviale, nata dalla riqualificazione del fiume picentino, che, da punto labile del territorio, diventa, una volta bonificato, risorsa da valorizzare attraverso percorsi pedonali e ciclabili. Il fiume diventa segno progettuale, ripetuto e moltiplicato nei terrazzamenti che caratterizzano le gradinate del parco in modo da creare un sistema di affacci naturali, l’acqua parte integrante del progetto, nel momento in cui il fiume, collocandosi strategicamente tra il palcoscenico e lo spettatore, entra a far parte della scenografia del teatro. Il percorso lungo il fiume diventa un input progettuale per una riqualificazione complessiva del fiume picentino, fino a riconnettersi con la litoranea, dove peraltro ci si può ricollegare alla pista ciclabile esistente. La sostenibilità dell’intervento è da leggersi nell’utilizzo di energie alternative quali mini pale eoliche, pannelli fotovoltaici per le coperture degli edifici, alberi fotovoltaici che hanno anche un importante ruolo di segno architettonico di integrazione nel paesaggio attraverso la dicotomia alberi veri/alberi simbolo. Sempre da inserirsi nell’ottica del rispetto ambientale è la scelta dell’ingegneria naturalistica come tecnica costruttiva, ed in particolare della palificata viva, che, con la sua massa, si contrappone ai movimenti gravitativi, svolgendo un’efficace azione di consolidamento, mediante l’apporto radicale e di drenaggio e la traspirazione fogliare. La stessa protezione della sponda del fiume utilizza la palificata viva di spondale con palo verticale. La sostenibilità diventa anche economica nel momento in cui utilizza risorse messe naturalmente a disposizione del progetto, nel nostro caso il fiume, e prevede il ricorso al project financing come strategia d’intervento. Perché un progetto sia davvero sostenibile, è necessario che questa sostenibilità diventi anche sociale, a tale scopo, occorre creare un tessuto di connessioni sociali, promuovere le relazioni con servizi quali piste di pattinaggio, ciclabili, di skateboard fino ad arrivare a nuovi esperimenti sociali quali il book crossing, che consiste nel lasciare libri nell’ambiente naturale compreso quello urbano affinché possano essere ritrovati e quindi letti da altre persone. A tale scopo, l’idea di fondo del progetto, strutturato nei temi della piazza, del parco, del teatro, dei servizi in dotazione delle residenze, è quella di portare vita e partecipazione nel nostro sito, favorendo le connessioni urbane e il rimescolamento sociale.

Crediti: 2° posto per giuria popolare - 4° posto
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