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Concorso internazionale per il recupero e la rifunzionalizzazione del palazzo INA a Ragusa, beatrice pierallini beatrice pierallini
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Concorso internazionale per il recupero e la rifunzionalizzazione del palazzo INA a Ragusa, beatrice pierallini beatrice pierallini

Affrontando il progetto per la trasformazione di Palazzo Ina non abbiamo preso in esame solamente l’oggetto del bando bensì si è ritenuto protagonista l’inserimento contestuale, lo spazio urbano in rapporto con i cittadini, la valutazione delle relazioni storico culturali dei luoghi. Non è detto che queste considerazioni implichino un impedimento all’innovazione, che si traducano in artificiose riproposizioni, ma anzi mirano a costituire lo stimolo consapevole per un nuovo percorso creativo, per progettare e proporre un testimone del proprio tempo. Si è pensato ad un’architettura la cui contemporaneità si integrasse senza comportare turbamenti, che fosse dotata di una propria identità a livello estetico formale, ma che costituisse una presenza partecipe ed integrata. Una contemporaneità che si esprimesse attraverso il linguaggio architettonico e che proponesse soluzioni innovative atte a rispondere alle esigenze di contenimento energetico, ecosostenibilità e rispetto dell’ambiente. Si è pensato ad una presenza che si comprendesse nel contesto caratterizzata dalla leggerezza, un organismo in cui vuoti e pieni, aperture e chiusure non fossero così definiti, non così rigidamente risolti. Una costruzione smaterializzata costituita da involucri trasparenti: la pelle più esterna in vetro a lamelle frangisole costituisce più che una parete una trama mutevole e impalpabile. Le sottili lame di vetro frastagliano e smaterializzato la compattezza dei prospetti. Le lamelle sui prospetti oltre alla costituzione dell’aspetto esteriore dell’edificio hanno anche una valenza di innovazione tecnologica mediante l’impiego di lamelle frangisole in vetro fotovoltaico. Cromaticamente si è cercato un colore che appartenesse alla città, il tono della pietra, l’azzurro del cielo e colori neutri definiscono l’involucro e l’interno della proposta per il nuovo Hotel. Abbiamo concepito un’architettura caratterizzata da una linearità di segno, che non aggiungesse con troppo disegno interferenza all’intorno. Non si è voluto insinuare nell’ambiente un’impronta articolata, ci sembrava un arricchimento non necessario, ma anzi abbiamo ritenuto che potesse portare una sorta di “turbolenza” in questo contesto. L’edificio proposto si dichiara con la sua immaterialità, con l’appartenenza al suo tempo, e con l’affermazione di una sua sobria e composta eleganza. Non si è voluto completamente scindere lo spazio in pubblico e privato, in aperto e chiuso, in Hotel e resto della città. Questo spazio ha una sorta di appartenenza alla città e ai cittadini, è un po’ un patrimonio della città. Si è immaginato quindi una sorta di intervento condiviso, attraversabile, visibile, un intervento permeabile. Pur tutelando la necessità di assenza di introspezione, la necessità di privacy richiesta dalla destinazione d’uso, l’edificio si mostra e rende partecipi di parte degli spazi comuni permettendo una compenetrazione. Lo svuotamento della parte centrale dell’edificio è altro elemento portante del progetto. La parte più interna, quella che sarebbe altrimenti rimasta priva di aereazione e luce s’immagina completamente scavata lasciando il posto a un grande vuoto che attraversa la hall a tutta altezza e prosegue oltre la vetrata di ingresso in corrispondenza del percorso. E’ un canale di luce e di aria che permette una sorta di giardino interno all’edificio con una parete verde verticale che rende la hall una sorta di oasi. Le piante penetrano ai vari livelli nell’ edificio. Sono un elemento vitale, rassicurate una conferma di tranquillità, di ecosostenibilità di accoglienza. Nella hall e ai due livelli delle camere l’esterno partecipa con luce naturale, e areazione che penetrano attraverso il grande lucernario in copertura rendendo gli spazi, altrimenti bui, piacevolmente fruibili. La nuova funzione, una struttura ricettiva a 5 stelle, richiede un aspetto estetico formale caratterizzato, riconoscibile, prestigioso ed elegante. Si immagina una struttura con una dimensione sofisticata ma umana che esprime l’attenzione alla persona oltre che nell’offerta delle opportunità anche nella gestione degli spazi, e nelle politiche di ecosostenibilità. Si ritiene che oggi una destinazione ad hotel di lusso non possa prescindere da alcuni elementi che caratterizzeranno le scelte progettuali: l’ecosostenibilità ambientale, l’introduzione di un centro benessere con trattamenti estetici e fitness e una ristorazione raffinata e di adeguato livello. Alla ristorazione al relax e alla piscina è riservato il terzo livello con affaccio sulla terrazza. Al piano interrato è prevista nella parte che si affaccia verso l’esterno, dotata di areazione e illuminazione naturale, la zona benessere: massaggi, sauna, parrucchiere ed estetista, palestra. Sempre anche con accesso dall’esterno saranno gli spogliatoi e servizi per il personale, mentre il deposito, la lavanderia e quanto altro necessario al servizio occuperanno zone più interne. Nel restante livello, con accesso da Corso Italia saranno inseriti i parcheggi. Nella progettazione dell’edificio si sono tenuti in forte considerazione tutti gli aspetti che normalmente caratterizzano per così dire un “Architettura sostenibile”. Anche il parcheggio automatizzato è considerabile ecosostenibile. La scelta dei materiali da utilizzare per la realizzazione dell’edificio è stata basata sui seguenti principi: valutazione dei cicli di vita materie prime ed energie rinnovabili riduzione delle quantità di materia e di energia utilizzate smaltimento e possibilità di riciclaggio il risparmio energetico. L’edificio è stato progettato secondo i criteri della bioedilizia ed il sistema edificio-impianto potrà essere classificato “Zero Energy”. Nell’edificio in oggetto la produzione in loco di energia sarà affidata all’istallazione di pannelli solari fotovoltaici e ad un tetto solare termico.

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