La Scuole nel Deserto - Abu Hindi primary school, ARCò Architettura & Cooperazione ARCò Architettura & Cooperazione Spazi commerciali Scuole
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Contesto

sociale e territoriale

La comunità beduina di Abu Hindi è composta da due campi principali a sud di Gerusalemme Est in Cisgiordania, cui fanno capo piccoli gruppi isolati, per un totale di 2.700 persone. Abu Hindi si trova a sud della colonia israeliana Maale Adumim, in una zona semi desertica che giace sulle pendici di un torrente stagionale. Sul lato sud confina con la colonia di Qedar, i cui abitanti si battono con particolare accanimento per l’allontanamento delle comunità beduine dall’area.

Il campo sorge a valle della maggiore discarica della zona, utilizzata sia dalla Municipalità di Gerusalemme, sia dalla colonia israeliana limitrofa. La situazione è resa più critica dall’esistenza di una pozza di liquami a cielo aperto, posta a ridosso dell’alveo torrentizio. In estate, quando la temperatura raggiunge i 45 gradi, i miasmi discendono verso il villaggio, rendendo l’aria irrespirabile. Un problema non secondario è legato all’allevamento. Le sostanza tossiche entrano nel ciclo alimentare, in particolare dei bimbi, tramite il latte degli ovini, che pascolano sui versanti delle colline vicine.

L’approvvigionamento dell’acqua si realizza attraverso una canna in gomma da 2 cm di diametro, passibile di frequenti rotture e infiltrazioni. Il problema della qualità dell’acque si collega alla presenza della discarica e in particolare alla tracimazione dei liquami dalla pozza di contenimento, frequente durante le piogge invernali.

Abu Hindi non possiede allacciamento alla rete elettrica né telefonico. La comunità ricorre ad un generatore a gasolio a noleggio, che tuttavia risulta sottostimato rispetto alle necessità locali e il cui funzionamento non è garantito in modo continuativo.

Progetto Architettonico

Il progetto della “Scuola Nel Deserto” si è dovuto confrontare con vincoli molto restrittivi. Innanzi tutto, le prescrizioni imposte dall’autorità militare israeliana che stabilisce il mantenimento dello status quo, vietando ogni tipo di variazione e ampliamento dell’edificio scolastico preesistente. Questo si presentava, prima dei lavori, totalmente inadeguato sia alla funzione che vi si svolge sia alle condizioni climatiche del luogo.

Da una parte, infatti, l’insufficiente isolamento acustico tra le aule e verso l’esterno non consentiva un corretto svolgimento delle lezioni, dall’atro la struttura preesistente costruita in lamiera zincata non era in grado di rispondere alle forti escursioni termiche che caratterizzano il Villaggio Beduino di Jahalin di Abu Dis.

L’approccio al progetto che si è inteso adottare trova le sue origini nella costruzione di una rete di relazioni e di reciproca fiducia costruite dalla Onlus Vento di Terra con le comunità locali. Queste hanno una parte attiva nelle decisioni, nella organizzazione e nella concreta realizzazione del progetto. Tutti aspetti estremamente importanti al fine di innescare un processo in grado di costruire l’identità del nuovo edificio. In questo modo, inoltre, si è inteso promuovere l’occupazione locale e realizzare un training in progress su nuove tecnologie costruttive.

Gli aspetti tecnici e architettonici, curati dal gruppo Arcò, hanno l’obiettivo di adeguare la vecchia struttura attraverso tecniche e soluzioni che rendano l’edificio climaticamente confortevole, ed energicamente sostenibile. Per fare questo si è intervenuti su due aspetti fondamentali, la ventilazione naturale e l’isolamento dell’edificio, prevedendo in una seconda fase un sistema di raccolta dell’acqua piovana e l’istallazione di pannelli fotovoltaici in modo da sostituire il rumoroso e obsoleto generatore a gasolio attualmente in uso.

Il tema della ventilazione è stato trattato sollevando e inclinando il tetto in modo da realizzare un efficiente sistema per la circolazione dell’aria. Le aperture che così si creano misurano 60 cm di altezza sul lato ovest e 30 sul lato est e sono richiudibili mediante lastre di plexiglass scorrevoli. Tale operazione ha reso necessario ripensare la struttura metallica, che solo per questa lavorazione, è stata realizzata da un’impresa specializzata. Le lastre metalliche che formavano il tetto sono state sostituite con pannelli sandwich in grado di migliorare l’isolamento dell’edificio.

Il tema dell’isolamento delle pareti esterne è stato trattato interpretando e adattando alle esigenze del luogo la tecnica del “pisè”. Si tratta di una tecnica che consente di realizzare murature continue compattando, strato dopo strato, terra umida mischiata a paglia versata tra assi parallele che fungono da casseri. Il risultato finale è rappresentato da un muro multistrato di 34 cm di spessore, comprendente intonaco in calce, cannucciato di bambù che contiene la spinta dell’argilla e paglia, lo strato in argilla e paglia, l’esistente lastra di alluminio zincato, un’intercapedine d’aria e un pannello schermante esterno in bambù. Inoltre l’isolamento è stato incrementato dal posizionamento di una pavimentazione in legno.

La coibentazione acustica della pareti interne è ottenuto tramite la posa di nuovi muri di separazione tra le aule. Alla lamiera sono stati sostituiti mattoni di argilla, prodotti artigianalmente nella Valle del Giordano, rivestiti di un intonaco di calce bianca.

I lavori sono stati realizzati in due mesi, sei giorni alla settimana, con una media di 8 lavoratori al giorno, tutti abitanti del villaggio, durante la pausa didattica estiva, in modo da non intralciare le lezioni, concentrando l’intervento nel mese di luglio, che nel 2010 precede il ramadan.

Crediti: Andrea & Magda
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